La classificazione dei vini tedeschi cambierà presto. Da un lato per uniformarsi alle norme dell’Unione europea. Dall’altro – e soprattutto – per rilanciare l’export e i consumi nazionali, in stallo anche prima dell’emergenza Coronavirus del 2020.
L’annuncio della ministra all’Alimentazione e all’Agricoltura della Germania, Julia Klöckner (nella foto, sotto) riguardante l’emendamento alle leggi nazionali sul vino, ha generato reazioni contrastanti a Berlino.
Si tratta, di fatto, di una vera e propria rivoluzione. Per dirla con le parole dell’esponente del Unione cristiano democratica tedesca (CDU), “si passerà da un sistema di classificazione dei vini ‘germanico’ a quello ‘romano’, che mette al centro dell’etichettatura l’origine del vino”.
La nuova classificazione dei vini tedeschi, grossomodo, guarda come modello al sistema dei Qualitätswein mit Prädikat (QmP), l’apice dei vini di qualità della Germania. Alla base della nuova piramide qualitativa ci saranno i vini sfusi e da tavola, senza denominazione, che recheranno la scritta “Deutscher Wein“, ovvero “Vino tedesco“.
Salendo ci saranno i vini a “Indicazione Geografica Protetta” (Igp), prodotti nelle 26 regioni (Landwein) già riconosciute dall’Unione europea.
Tutti i vini su cui si troverà il nome di una regione vinicola (come per esempio Ahrtaler Landwein, Badischer Landwein oppure Rhine Landwein) offriranno – e offrono tuttora – la garanzia che almeno l’85% delle uve provenga da quella determinata zona. Fa eccezione l’Ahr Valley Landwein, che assicura il 100% dell’origine locale dei grappoli.
All’apice della piramide ecco la “Geschützte Ursprungsbezeichnung” (Gu), ovvero la “Denominazione di Origine Protetta” (Dop). Sono 13 le Denominazioni di origine protetta, in Germania.
Questa categoria sarà a sua volta suddivisa in quattro livelli gerarchici riguardanti – dal basso verso l’alto – la regione stessa di produzione (per esempio “Mosel“, la Mosella), una sottozona di quella regione (“Michelsberg“), per proseguire con il Comune in cui si trova il vigneto (“Minheim“) e il nome o la posizione esatta del vigneto (nell’esempio specifico, “Burglay“).
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.